Erano gli anni ’80 quando ci svegliammo petrolieri.
Immaginavamo già il nostro riscatto: Cristo si fermerà ad Eboli sì, ma salendo verso la Milano da bere, noi ce la saremmo bevuta in un sorso!
Basta con le cattedrali nel deserto, simulacri inerti dopo 50 anni di ruberie legalizzate dalla cassa del mezzogiorno!
Saremo noi il motore dell’Italia, dovrete comprarlo da noi il petrolio se vorrete continuare a far funzionare le vostre fabbriche.
Scoprimmo ben presto che queste cattedrali, più grandi delle altre, più imponenti e più efficienti, non solo si ergevano nel deserto ma lo creavano intorno: deserto di luoghi e di persone.
Armento fa parte del comprensorio di paesi che ruotano attorno ad uno dei centri oli della regione.
Non ero mai stata in questo piccolissimo paese e per arrivarci ho costretto Tiziana a fare una strada alternativa, quella che passa per le dolomiti lucane, sicuramente più bella. Peccato che nella regione che dà petrolio e gas all’Italia, le strade siano rimaste strette e sconnesse e anche i navigatori si perdono, così, dopo due ore di guida, incontrati solo cani capre e galline ed una contadina che ci chiedeva dove andassimo, mi sono trovata praticamente dentro Tempa Rossa, il centro oli Total.
Nemmeno dopo aver lasciato il centro, il gps è stato collaborativo, la gente aspettava e noi vagavamo per le strade della val d’Agri esauste, mentre l’ottima Francesca che aveva organizzato la serata continuava a telefonare chiedendo dove fossimo (a saperlo!).
Quando, non si sa come, vista la nostra imbranataggine, arriviamo sotto al paese, lo spettacolo straordinario del parco nazionale dell’ appennino lucano Val d’agri ci rinfranca della stanchezza, della strada persa, del petrolio, e delle strade improponibili: una montagna verde che nasconde l’abitato (mentre noi ancora ci chiediamo se esista!).
Facciamo solo in tempo a vederne il panorama parcheggiando in piazza, che Francesca ci porta nel palazzo Ambrosini, la dimora storica allestita per l’evento.
Iniziata la presentazione la stanchezza svanisce grazie alle belle persone intervenute, a Francesca Colantonio e Antonella Simone, che hanno scelto di vivere in questo minuscolo borgo, pur non essendoci nate e caparbiamente hanno creato l’associazione ADA che riunisce le donne armentesi, molte di loro presenti con vivo interesse all’evento.
La sindaca Maria Felicia Bello, mi ha accolto con gioia nel suo paese che tornerò senz’altro a visitare con calma e soprattutto non sbagliando strada, prendendomi il tempo necessario per conoscere e fotografare gli aspetti più caratteristici.
Mi piace l’idea di essere stata accolta da donne nel paese delle sorelle Tortorelli, arrivate piene di speranza nell’America che ha bruciato i loro sogni nel rogo più devastante che una fabbrica di New York abbia mai conosciuto.
Oggi le donne che restano qui non sono più quelle che firmano con la croce e chinano il capo, sono donne forti, energiche, colte e determinate: in loro è riposta la speranza di futuro dei borghi più piccoli della Basilicata.
Finita la serata ricomincia l’odissea: siamo riuscite a sbagliare strada anche al ritorno, davvero siamo due autiste incapaci!
Se avessimo preso un freccia rossa saremmo certamente arrivate a Milano nello stesso tempo.
Meno male che non ce l’abbiamo, il freccia rossa!