Dopo 10 giorni di permanenza in Africa, tra elefanti zebre giraffe ippopotami, natura e cultura esotica, Bauleni è stata per me un’epifania.

Il cuore stretto in una morsa dolorosa, Bauleni era il vico Miciano della mia infanzia, era il vico Miciano dell’infanzia di mia madre.

Non ero a Bauleni nel 2024, ma a Giugliano negli anni 40 del secolo scorso.

I bambini nella tinozza che si lavavano ero io che facevo la stessa cosa con gioia da piccola miezz o luoc ma d’un tratto, non ero più io, era mia madre che quelle cose non le ha mai fatte con gioia ma per necessità forzata.

I vestiti lisi di seconda mano indosso ai bambini di Bauleni erano i grembiuli di scuola che mia madre non toglieva mai perché non aveva nulla di decente da mostrare sotto.

Bauleni è mia madre, per tutto il tempo in cui sono stata lì, ho visto lei, col dolore, la rabbia, la rassegnazione.

Era mia madre che, pur avendo solo quel grembiule e 10 lire in tasca, prendeva l’autobus per andare a Napoli, a scuola.

Ti abbiamo fatto studiare, che vuoi più?

Studiare!

Un diploma che certamente ai suoi genitori dovette sembrare un post doc ad Oxford, sapendo lei che era solo quello, una scuola professionale, e pretendendo da noi figlie, per compensazione, i diplomi migliori e le scuole più alte, come in una collezione di figurine, e tutti col massimo dei voti, pretendendo che imparassimo a parlare bene perché solo così nessuno ti calpesta (vallo a spiegare ai datori di lavoro che combattere con me è una battaglia persa, sempre!), pretendendo che imparassimo più lingue straniere quando a scuola ne insegnavano al massimo una, e che imparassimo a suonare, ma al conservatorio, non da dilettanti, vestendoci con abiti firmati mentre io volevo mettermi solo due straccetti, perché non sfigurassimo in nessun luogo e con nessuno mai.

Ma insegnandoci nel contempo, e con l’esempio, che gli ultimi sono i primi, che a scuola sono quelli i ragazzi da seguire perché qualunque insegnante è bravo con i figli di papà, vediamo che sapete fare con chi non ha mai parlato in italiano a casa, non ha un tavolo dove studiare e non ha scarpe da indossare. Portandosi a casa da scuola i bambini più deboli (fallo oggi vediamo quante denunce partono!), pretendendo da loro lo studio, mettendogli le mani in testa per togliere i pidocchi, le mani, non le penne come facevano le colleghe!

Bauleni sono le donne che vendono per due lire canna da zucchero ai bordi delle strade, Bauleni sono i bambini che non vanno a scuola e accudiscono i fratellini portandoseli sulle spalle mentre succhiano canna da zucchero

Bauleni sono le donne che non sanno leggere e preparano sacchetti di olio monodose da vendere racimolando qualche soldo perché i loro figli vadano a scuola ad imparare.

Bauleni sono i bambini scalzi con i piedi nella polvere, tra l’immondizia.

 O muozzc e scarp, ho 57 anni e ne sono ancora terrorizzata: se la scarpa ti fa la bolla dietro al tallone ne puoi morire, e ne muori se vivi nel vico Miciano, o a Bauleni perché o muozzc si infetta e vai in setticemia.

Bauleni è attaccato senza soluzione di continuità ad un enorme centro commerciale, di lusso e moderno, del tutto simile a quelli di tutto il mondo, con i prezzi alti come nel resto del mondo. Una visione talmente stridente da sentire il gelo nei denti.

Bauleni è il vico Miciano, fuori, da qualche parte, il Vomero.

Bauleni sono i colori sgargianti che campeggiano su negozietti precari, splendendo di bellezza, incuranti dell’immondizia di cui sono circondati

Bauleni sono le bancarelle coloratissime di frutta e verdura dove sei accolto con sorrisi calorosi

Bauleni sono le donne che per strada cucinano, lavano i piatti o i panni.

Bauleni sono le famiglie che passano il tempo insieme sulla porta di casa.

Bauleni sono i bambini che giocano intelligentemente con quello che trovano senza che qualcuno gli compri milioni di giochi educativi per sviluppare la loro intelligenza.

Bauleni ti entra nel cuore.

Bauleni è il mal d’Africa.

Più degli elefanti, dei leoni delle zebre delle cascate, delle scimmiette o dei tramonti.

Bauleni è dolore da cui non riesci a staccarti andandotene.

Bauleni è il desiderio di tornare.

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