Kanyemba Lodge

Può una vacanza essere un viaggio? E quando un viaggio diventa una vacanza?

Mi è capitato spesso di incontrare puristi che non andrebbero mai in un villaggio turistico perché loro non sono vacanzieri ma viaggiatori. Questa tipologia di persone è, nella mia esperienza, composta solo da italiani che, nell’ansia di annoiare gli amici raccontando le loro avventure cosmopolite, spendono una fortuna in viaggi organizzati ai quattro angoli del pianeta, dormono in letti comodissimi e mangiano cibo di altissima qualità in alberghi di lusso dovunque si trovino, serviti e riveriti dai local che all’occorrenza si esibiscono in danze tradizionali ad hoc per i turisti. Escono fuori dai resort solo accompagnati dalle guide che li portano a fotografare importanti siti archeologici o straordinari eventi naturali. Le foto il loro bottino da mostrare in una gara a chi ha viaggiato di più e quindi conosce di più il mondo. Non hanno mai fatto un viaggio senza accompagnatore nemmeno nelle campagne fuori casa perché non ne sono capaci ma si sentono novelli Cristoforo Colombo snobbando tutto il resto del mondo, la plebe che va in vacanza senza sapere cosa significhi viaggiare.

Devo dire che a questa tipologia di viaggiatori, io preferisco di gran lunga chi, dopo un anno di sacrifici, lavorando, spesso, in un ambiente poco gratificante, e gestendo una famiglia con bambini esigenti, si concede una settimana in un villaggio turistico dove rigenerarsi, magari facendo anche un paio di escursioni fuori portandosi a casa la foto sul cammello.

Amo le persone che viaggiano molto e lo fanno con tutte le comodità, e lo dicono perché sì viaggiare, ma se deve essere un sacrificio tanto vale restare a casa!  Queste persone in genere hanno davvero visitato i quattro angoli del pianeta sempre in maniera confortevole, e sanno che i viaggi li hanno arricchiti, anche senza rinunciare al lusso, ma non muoiono dalla voglia di mostrare al mondo quello che hanno visto perché sanno che quello che conta è la loro esperienza e non sentirsi superiori agli altri.

Dal canto mio, dopo aver fatto il giro del mondo in solitaria, non ho più partecipato ad un viaggio organizzato da una agenzia perché ho capito che per me viaggiare è innanzitutto un incontro con me stessa quindi con i luoghi che mi ospitano e soprattutto con le persone che li abitano, rispettando i miei tempi ed in economia così da poter prolungare l’esperienza avendo un budget limitato.

Qui in Africa ho scelto invece un viaggio organizzato perché tutti mi hanno sconsigliato di andarci da sola, almeno la prima volta, e così mi trovo a dormire in posti di lusso, che in autonomia non sceglierei mai.

Tuttavia ho amato i resort sullo Zambesi perché ti fanno stare in simbiosi con la natura selvaggia, ma con tutte le comodità della città, mentre l’atmosfera coloniale ti trasporta in tempi lontani, tempi anche dolorosi e cruenti visti con gli occhi della Storia, ma ricchi di un fascino esotico mai più ritrovato.

Kanyemba Lodge è uno di questi.

Ha due accessi, via terra e via acqua, ma viene quasi sempre utilizzata la via fluviale e questo rende già particolarmente interessante l’esperienza.

Così, salutati gli amici incontrati per caso sulla riva, ci dirigiamo verso il resort con immancabile l’ aperitivo e l’osservazione degli ippopotami.

Appena arrivata mando un room tour alla famiglia perché ero davvero entusiasta, e si sente dalle parole pronunciate con enfasi!

Il proprietario è un italiano che cucina italiano, il che non guasta mai in giro per il mondo!

Ma la cosa più suggestiva per me è stata trovarmi in un luogo totalmente immerso nella natura rigogliosa, tanto da avere costantemente in sottofondo i versi degli ippopotami, spiare gli alberi dalla finestra mentre mi lavavo e fare colazione osservando gli elefanti.

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