Entrando a Bauleni, la prima cosa che mi colpisce è la puzza.
Prima dell’immondizia, dei tetti di lamiera, della sporcizia, della infinita quantità di gente la più svariata, dei bambini.
Un fetore nauseabondo colpisce le narici e non va più via.
Qui a Bauleni vivono all’incirca 100.000 persone, in un territorio che in Italia ne ospiterebbe 2000.
Una moltitudine di gente che vive ammucchiata su sé stessa in un intersecarsi di stradine labirintiche in abitazioni precarie con tetti di lamiera, bollenti d’estate e gelate d’inverno, senza fogna e spesso senza corrente elettrica e acqua.
Bauleni è un compound, una favela, un concentrato di poveri attaccato alla capitale dello Zambia, Lusaka.
Pare che debba il suo nome ad un gerarca nazista che, in cerca di salvezza dopo la fine della guerra, sia arrivato su questa collina a coltivare attirando molta gente dai territori vicini che gli chiedeva di lavorare per lui: in men che non si dica è diventato quello che è.
Qui vive Diego.
Cioè, proprio qui.
Quando ho visto Bauleni, gli ho chiesto cosa gli avesse detto la mamma quando è venuta qui giù a trovarlo: Ciao mamma mi trasferisco. Bene ragazzo mio, e dove vai? A Bauleni. Ottimo, hai comprato casa? Sisi tranquilla non ho la fogna ma è confortevole! Ci sono belle strade, è sicuro la sera? Sisi tranquilla, strade sterrate e buie, piene di immondizia, ogni anno scoppia il colera e ogni giorno va via la corrente per ore, ma tutto bene, mamma. Io immagino questa donna svenuta a terra già prima della partenza da Milano.
Poi guardo gli occhi di Diego mentre cammina per le sue strade, sento il fervore che mette nel raccontare la sua vita qui e vedo tutte le persone che incontriamo chiamarlo con gioia DIEGO DIEGO e in un momento siamo tutti DIEGO, non so cosa pensino che significhi questa parola.
E capisco.
La felicità è una cosa seria e Diego l’ha trovata.
Guai a chiamarlo benefattore, eroe. Diego è partito perché in questo luogo è felice.
Lui aiuta gli altri, gli ultimi degli ultimi, e lo fa da dentro, non è l’uomo bianco che offre la sua carità pelosa per lavarsi la coscienza sporcata dagli antenati, lui è parte di Bauleni, qui ha messo su famiglia, si è sposato, ha quattro figli, vive con Bauleni e per Bauleni e non credo possa essere felice in nessun altro luogo al mondo.
È chiaro che agli occhi di qualunque occidentale sembri pazzo, ed è altrettanto chiaro che la pazzia di Diego è quella a cui tutti gli occidentali ambiscono: osare di essere felici!